Montefalco, il rosso umbro

Montefalco, il rosso umbro

Metti una grigliata in campagna, con la famiglia o gli amici o tutti e due. Io sto alla griglia! Perchè anche se a fine cottura non avrò più fame, mentre preparo la brace, controllo la carne e aspetto gli ultimi ritardatari, ho già il bicchiere in mano da un pezzo e questo costituisce un grande vantaggio. E ora vi svelo un segreto, se sei umbro, un Rosso di Montefalco sta alla grigliata tanto quanto le salsicce. Non c’è storia. È il vino di sempre. Per carità, qua se ne fanno tanti di vini e molti davvero eccellenti, ma la grigliata chiama lui, almeno nei miei ricordi.

Montefalco è una piccola e graziosa cittadina sita su una collina, come ce ne sono tante in Umbria. Non che non fosse sempre stata bella o addirittura che non fosse sempre stata li, però da quando è nato il Sagrantino nella versione secca è diventata un punto di riferimento per i tanti appassionati. È certamente una storia recente, come quella di tutto il vino italiano. E così, come a Barolo o a Montalcino, pure a Montefalco sono cominciate a fiorire tantissime cantine, circa 90. Hanno iniziato a riqualificare i terreni, a dare valore al vitigno autoctono per eccellenza e a trovare la ricetta giusta, ognuno la sua, per regalarci questo sorso che altro non è che una fetta della nostra amata terra.

Cantine storiche, che hanno fatto la differenza agli albori e mantengono qualità elevatissime. Cantine controcorrente che rivoluzionano gli standard e propongono accattivanti novità, e cantine nuove che hanno giustamente pensato di dire la loro. Il terreno è generoso e offre a tutti gli ingredienti giusti per i vini delle denominazioni e non. Vari stili e varie filosofie che con tenacia e perseveranza creano questo meraviglioso micro mondo enologico. Anche i bianchi si fanno sentire certo, Trebbiano Spoletino, Montefalco Bianco e Grechetto… ma oggi parliamo di rossi.

Andiamo di vitigni, e cominciamo con quelli perlopiù usati in uvaggio. Nel disciplinare della DOC Montefalco Rosso c’è spazio, esattamente un 30%, per vari tipi di vitigni a bacca rossa “idonei alla coltivazione nella regiune Umbria”(Cit.). Da che ho memoria, sono nato nel 1975, tutti dalle mie parti piantavano il Merlot. Vuoi perchè faceva figo avere un vitigno francese, vuoi perchè dava comunque vini decenti e di facile beva, ma la ragione primaria è che aveva un’ottima resa, soprattutto se spremuto al massimo con i torchi manuali di un tempo. E in una società contadina, dove il vino era anche alimento, la resa aveva molta importanza. Per chi non lo sa, ora le uve destinate ai vini migliori non si spremono troppo per non estrarre sostanze indesiderate. Il Merlot è un vitigno importante quindi, regala vini carichi di colore anche senza eccedere con la macerazione, profumati e gioiosi senza troppa tannicità. Tra gli altri vitigni a volte usati nel blend troviamo per esempio il Canaiolo nero, il Montepulciano, il Pinot Nero, i Cabernet e addiruttura la Barbera. Voi direte, e che ci fanno con la Barbera in Umbria?? L’uvaggio, ve l’ho detto!

Poi ci sono i vitigni principali, la base ampelografica vuole dal 60 al 70% di Sangiovese e dal 10 al 15% di Sagrantino. Il primo è un vitigno poliedrico e versatile, onnipresente nel centro Italia, anche se dire Sangiovese è dire tanto, visto che ne esistono moltissimi cloni che però, in linea di massima, hanno tutti delle caratteristiche che li accomunano. Nei vini da Sangiovese troviamo un colore non troppo carico, sentori fruttati e floreali, un buon tannino e acidità elevata. Un vitigno, insomma, che da solo può dare grandissimi vini anche da invecchiamento, e qualche prova direi che l’abbiamo. Il secondo, il Sagrantino, è solo nostro invece. Vitigno a cui dobbiamo molto e che ci rappresenta nel resto d’Italia e nel mondo. I vini da uva sagrantino si caratterizzano per avere un colore molto carico, profumi di piccoli frutti, lampone su tutti ma anche mora e prugna, leggero odore floreale di rose. Spezie, soprattutto la cannella, e note balsamiche dopo qualche anno. Ha una buona acidità ma soprattutto tanto tanto tannino. Un vino potente, con una struttura importante e capace di grandi invecchiamenti.

Quindi, il Montefalco Rosso DOC è un vino accattivante, un amicone direi, con un buon tenore alcolico e di colore abbastanza carico, un rosso che mette allegria per intenderci. Pronto da bere sin da giovane, è intenso e complesso al naso, con sentori fruttati e speziati, in bocca presenta in qualche modo le caratteristiche di un buon Sangiovese arricchito dall’esuberanza del Sagrantino. Bilanciato ed emozionante, la freschezza ed il tannino puliscono perfettamente la bocca dopo una ricca tagliatella all’uovo con sugo di carne o dopo la grigliata mista. La sua persistenza aromatica sostiene perfettamente anche le carni più saporite, le valorizza e ci regala sempre un eccellente finale. Nella versione Montefalco Rosso Riserva DOC è ancora più ricco ed equilibrato. Maggiori sono le spezie ed i sentori di legno, maggiore la complessità. Il tannino è setoso e il gusto meno fruttato ma molto lungo. Un vino che oltre alla grigliata accompagna egregiamente una buona bistecca ai ferri o un classico filetto al tartufo.

Il Montefalco Sagrantino DOCG invece è un vecchio burbero e un po’ eremita, che però quando si apre è la miglior compagnia che si possa desiderare. Austero e complesso, ha bisogno di vari anni di affinamento per domare il suo caratteraccio, ma una volta pronto regala grandi emozioni. Avete presente la comicità che suscita una persona molto seria quando si lancia in una battuta? Ecco, nessuno se l’aspetta e l’effetto spiazzante conquista la simpatia di tutti. Questo è il Sagrantino. Di colore scuro, particolarmente intenso al naso e di grande complessità aromatica. Lampone, mora, prugne lasciano presto il posto alle spezie, ai sentori di tostatura e ad un caratteristico odore di sottobosco. Il sorso è pieno, corposo, asciutto. Molto intenso e lunghissimo. Il tannino importante lo rende il matrimonio perfetto per piatti succulenti. Stufati, brasati e stracotti anche di selvaggina. Va benissimo con il tartufo dove crea un equilibrio armonico e sostiene benissimo anche formaggi complessi ma non piccanti. Un vino che dopo 20 anni stupisce ancora per la sua integrità.

Come ho scritto su, di cantine ce ne sono molte, quindi non ci resta che provare le varie interpretazioni. Amo questi vini che riflettono a pieno il caratterre umbro, mi raccontano una storia che conosco e che non mi stanco mai di riascoltare, come i racconti della nonna o i vecchi western. Un buon vino è come un amico che ci accompagna e rende migliori i momenti importanti. Quindi se scegliete di invitarlo a cena ascoltatelo, vi farà divertire!